Tutti o tanti dicono che non c’è come perdere una cosa per capire il valore che ha.
Per qualche giorno il sito era off (attacco hacker) e mi sembrava mi mancasse un pezzo di casa.
Ci sta, c’è la home, è un sito… un tuo luogo o, meglio, un non luogo (o il suo contrario), un luogo virtuale, dove ti raccogli, aggiungi le cose che hai fatto… L’ho fatto? Non particolarmente, ma basta che qualcuno ti tolga quella cosa lì che di colpo diventa importante.
Nel blog hai la possibilità di esprimere qualche pensiero.
Mi sono resa conto anche di altro.
Scava, scava ma, senza necessariamente scavare troppo, rimane il fatto che vuoi far sapere di te perché hai bisogno di nutrire il tuo narcisismo.
Ho conosciuto anti-divi per eccellenza. Persone che non hanno bisogno di apparire o di mostrare quello che stanno facendo. Ecco, non sono me.
Anche se fanno un lavoro legato ai media o al mondo dello spettacolo, non hanno tutta questa smania, questa necessità di apparire.
Sanno quello che sono, sanno di essere. Sanno quello che possono dare.
Sono e sanno. Non hanno bisogno di dimostrare nulla.
Gratificati da ciò che sono e rappresentano, indipendentemente dalle reazioni circostanti.
Centrati, equilibrati, sobri… apprezzati.
Forse anche questa è una forma sommersa di egocentrismo.
Però è una sfaccettatura interessante, che toglie d’impaccio da diktat e da luoghi comuni.
Un non luogo di cui si appropriano, che diventa luogo e accoglienza.
Dove chi coglie ci sguazza e chi non vuole non sa neanche che esista. Non s’impongono. Forse…
Perché quando t’imbatti in personalità di questo tipo a volte non comprendi, ma poi il loro significato torna a galla.
Hanno certezze personali che io non ho, o credo di non avere.
Ti mettono all’angolo, a contemplare un breve orizzonte perché la loro angolazione è più ampia.
E ti fregano.
Ma è un atto provvisorio perché non è ancora detta l’ultima parola…
«Infatti se uno pensa di essere qualcosa pur non essendo nulla, inganna se stesso».